L’Italia è nota nel mondo per la cultura umanistica e la storia culturale italiana è storia umanistica. La nostra Regione non fa eccezione anche se le formazioni politiche storiche dall’Alto Medioevo fino al sedicesimo secolo hanno assunti forti tratti distintivi rispetto alle altre aree geo politiche e amministrative dell’Italia pre unitaria. 

Dal sedicesimo secolo si è venuta anche a formare una differente vocazione culturale tra l’area giuliana, che oggi si indentifica con la città di Trieste, e il suo hinterland carsico, e quella friulana. Oggi Trieste si presenta con i suoi poli di ricerca e di studi avanzati città della scienza, mentre in Friuli si punta più per lo sviluppo di studi tecnico scientifici e di poli tecnologici. Rimane comunque nell’opinione pubblica l’idea che la cultura scientifica e tecnologica abbia finalità pratiche, utili al progresso materiale, mentre la cultura umanistica – letteratura, pittura, musica e recitazione –  hanno il compito precipuo di arricchire lo spirito. 

l’Italia è stata, ricordiamocelo, anche il Paese di Galileo Galilei, di Alessandro Volta,  di Ettore Majorana e tanti altri tutti uomini la cui vocazione scientifica, che significa attenzione per i fenomeni della natura, una vocazione maturata sul ceppo di una solida preparazione in campo umanistico.  Nella società moderna la convivenza armoniosa tra cultura umanistica e scientifica tecnologica è andata perduta ed è addirittura divenuta conflittuale. Le ragioni sono state e sono ampiamente illustrate in numerosi saggi.

Tuttora si sente, e con accenti di maggiore preoccupazione, esponenti del mondo scientifico – soprattutto delle cosiddette scienze dure fisica, matematica e STEM –  lamentare un atteggiamento di chiusura  a riccio da parte di esponenti della cultura umanistica i cui insegnamenti vengono ritenuti inutili e addirittura dannosi per i giovani alla ricerca di una occupazione che accompagni l’innovazione incessante dei  sistemi di produzione di beni e distribuzione di servizi; dall’altro gli esponenti della cultura umanistica,  che non si sentono afflitti da insufficienze culturali, quando affermano di «non aver mai capito niente di fisica o matematica», hanno le loro ragioni da opporre quando sostengono che è nello studio delle humanities  che si cerca di dare un senso alle nostre azioni, di opporre a una accettazione passiva un atteggiamento  critico gli imperativi che dall’alto di posizioni di potere impongono di assecondare il progresso, termine ricco di ambiguità, pena l’emarginazione e l’impoverimento della società.

La nostra Associazione si propone, nella scuola ma anche in luoghi diversi, di dare un piccolo contributo a ricomporre questa cesura. Nella scuola con iniziative educative che si appoggiano al laboratorio, non solo digitale ma arricchito dalla manualità della tradizione artigianale, nel territorio inventando formule di diffusione della cultura scientifica che veicolino i concetti con apporti storiografici ed epistemologici. Più in dettaglio si legga il paragrafo 2.1 dello STATUTO

L’Italia è nota nel mondo per la cultura umanistica e la storia culturale italiana è storia umanistica. La nostra Regione non fa eccezione anche se le formazioni politiche storiche dall’Alto Medioevo fino al sedicesimo secolo hanno assunti forti tratti distintivi rispetto alle altre aree geo politiche e amministrative dell’Italia pre unitaria. 

Dal sedicesimo secolo si è venuta anche a formare una differente vocazione culturale tra l’area giuliana, che oggi si indentifica con la città di Trieste, e il suo hinterland carsico, e quella friulana. Oggi Trieste si presenta con i suoi poli di ricerca e di studi avanzati città della scienza, mentre in Friuli si punta più per lo sviluppo di studi tecnico scientifici e di poli tecnologici. Rimane comunque nell’opinione pubblica l’idea che la cultura scientifica e tecnologica abbia finalità pratiche, utili al progresso materiale, mentre la cultura umanistica – letteratura, pittura, musica e recitazione –  hanno il compito precipuo di arricchire lo spirito. 

l’Italia è stata, ricordiamocelo, anche il Paese di Galileo Galilei, di Alessandro Volta,  di Ettore Majorana e tanti altri tutti uomini la cui vocazione scientifica, che significa attenzione per i fenomeni della natura, una vocazione maturata sul ceppo di una solida preparazione in campo umanistico.  Nella società moderna la convivenza armoniosa tra cultura umanistica e scientifica tecnologica è andata perduta ed è addirittura divenuta conflittuale. Le ragioni sono state e sono ampiamente illustrate in numerosi saggi.

Tuttora si sente, e con accenti di maggiore preoccupazione, esponenti del mondo scientifico – soprattutto delle cosiddette scienze dure fisica, matematica e STEM –  lamentare un atteggiamento di chiusura  a riccio da parte di esponenti della cultura umanistica i cui insegnamenti vengono ritenuti inutili e addirittura dannosi per i giovani alla ricerca di una occupazione che accompagni l’innovazione incessante dei  sistemi di produzione di beni e distribuzione di servizi; dall’altro gli esponenti della cultura umanistica,  che non si sentono afflitti da insufficienze culturali, affermare di «non aver mai capito niente di fisica o matematica», hanno le loro ragioni da opporre quando sostengono che è nello studio delle humanities  che si cerca di dare un senso alle nostre azioni, di opporre a una accettazione passiva un atteggiamento  critico gli imperativi che dall’alto di posizioni di potere impongono di assecondare il progresso, termine ricco di ambiguità, pena l’emarginazione e l’impoverimento della società.

La nostra Associazione si propone, nella scuola ma anche in luoghi diversi, di dare un piccolo contributo a ricomporre questa cesura. Nella scuola con iniziative educative che si appoggiano al laboratorio, non solo digitale ma arricchito dalla manualità della tradizione artigianale, nel territorio inventando formule di diffusione della cultura scientifica che veicolino i concetti con apporti storiografici ed epistemologici. Più in dettaglio si legga il paragrafo 2.1.

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